Una battaglia necessaria contro lo sciacallaggio senza dimenticare i desideri
Riflessioni sulla questione spinosa delle mutue di soccorso
Il tema è delicatissimo, e cruciale. Ho atteso, per questo, a esprimere con più incisività la mia voce, convinta che fosse più utile farlo una volta maturata una visione d'insieme.
Le istanze in gioco appaiono altissime: innanzitutto la professionalità di un settore, il nostro, assicurativo, che si sta dimostrando sempre più strategico e fondamentale in quel percorso, affannato a tratti, di crescita e tutela d'una società civile in cui frode, furbizia e reato paiono diventati linguaggio comune. La professionalità che, come UEA ha ribadito con forza e costanza in questa denuncia sull'operato di talune Mutue di Soccorso, sedicenti tali, non si improvvisa, non si inventa.
La professionalità che risiede nelle competenze, nella preparazione, nella trasparenza e nella logica d'un sistema di controlli, di certificazioni, tra i players del settore, in uno scambio reciproco.
Nel pessimo “affaire” evidenziato e denunciato con tempestività da UEA, questo elemento è mancante. E il vuoto che tratteggia è d'una evidenza disarmante. Dico disarmante perché lascia attoniti nell'istante stesso in cui scatena una furia di rabbia legittima.
Non si possono sfruttare i bisogni sacrosanti dei soggetti di essere tutelati per farne “carne da macello”. È sciacallaggio, con l'aggravante di una millantata competenza che i soggetti in questione non possiedono, perché non l'hanno ottenuta secondo protocolli e percorsi necessari.
Però c'è un punto ulteriore che mi crea allerta e preoccupazione, e così arrivo all'altra faccia della medaglia, di questa questione, quella che mi ha fatto riflettere per poi prendere una posizione netta e agguerrita, com'è nella mia natura.
Mi riferisco al desiderio.
Il desiderio di protezione in un settore, quello della salute, che si lega al concetto di futuro, alla previsione di un futuro che si vuole il più possibile tranquillo. Scatta la paura, nell'immaginario, e da sempre, di fronte alla paura, l'essere razionale che è in noi spinge alla ricerca di antidoti.
La polizza lo è. La polizza deve esserlo.
Allora questa è una sacrosanta battaglia che va proseguita e su cui convogliare energie, persone, per coinvolgere anche le autorità massime, per sensibilizzare l'opinione pubblica.
Auspico anche che, parallelamente alle azioni di rilevanza giuridica, si approfondisca e studi in chiave scientifica questo aspetto, una sorta di sociologia del desiderio di protezione, la vorrei chiamare. Sarà questa a condurci a comprendere, nel profondo, al di là della gravità estrema dell'episodio contingente, come arrivare in tempo e prima a saper rispondere a questo bisogno, in modo che “pirati” sedicenti parte del settore assicurativo non possano più sciacallare.
Anna Fasoli
Consigliera Uea