Aver preso parte all'IPF (Italy Protection Forum), uno dei più significativi eventi nazionali sul mercato della protection, non è stato solo un modo per mantenersi aggiornati sulla materia e avere il polso della situazione di mercato, ma uno stimolo per lo sviluppo di molteplici riflessioni. Riflessioni che, visto il mio percorso lavorativo, non possono che avere un'ottica visuale incentrata sul mondo dell'intermediazione assicurativa professionale.
La prima constatazione è che il mondo della protection, anche volendolo limitare solo all'ambito del welfare sanitario, sotto il profilo dell'offerta di prodotti e servizi è più ampio e variegato di quanto comunemente si immagini e si “pratichi” nella nostra quotidianità di intermediari assicurativi.
La molteplicità dei brand presenti, noti e meno noti in Italia, ma con importanti esperienze internazionali e la varietà delle soluzioni proposte sono la dimostrazione della vivacità del mercato assicurativo sempre più orientato a rispondere alla domanda crescente di quello che oggi viene chiamato“well being” e che potremmo più facilmente tradurre in benessere o qualità della vita, laddove comprende dai sani e corretti stili di vita, alla diagnostica preventiva fino agli incidenti relativi all'alimentazione e all'attività fisica.
Ed è proprio in questo ambito che ho potuto positivamente riscontrare un gran fermento da parte di molti operatori, da qualcuno definiti “fabbrica prodotti”, per mettere in campo soluzioni innovative sul fronte dei servizi, ma anche della sensibilizzazione dei cittadini attraverso iniziative promozionali e pubblicitarie.
Del resto anche l'innovazione di prodotto nel mercato assicurativo è un passo necessario per rispondere alla domanda che la società evidenzia attraverso una spesa sanitaria privata out of pocket, ovvero “di tasca propria”, che nel 2013 si è attestata a 27miliardi di euro (dati Censis recentemente pubblicati). Una cifra inferiore all'anno precedente, quando era arrivata a 30 miliardi, ma che non può non far scattare un campanello d'allarme: pur aumentando la richiesta di cure e servizi, molti italiani rinunciano alla spesa sanitaria perché non possono permettersela.
Se è dunque evidente la necessità di aggregare la domanda per efficientare la risposta, il mercato assicurativo – con i suoi principi di mutualità, solidarietà e sussidiarietà e le garanzie obbligatoriamente fornite ai cittadini attraverso uno stringente sistema di controlli e vincoli di solvibilità – è il principale e naturale soggetto economico deputato a tale ruolo. Con il vantaggio di innescare un circuito virtuoso tra pubblico e privato che ha già ampiamente mostrato effetti positivi in altri paesi europei.
A giudicare questa vivacità, riscontrata anche all'IPF, si potrebbe allora dire che hanno torto i detrattori del sistema assicurativo quando parlano di immobilismo di compagnie ed intermediari nel dare risposte efficienti ed efficaci alle nuove esigenze e sensibilità espresse dalla società nell'ambito del welfare sanitario. Eppure la raccolta premi nel ramo malattie in Italia nel 2013 è di soli 2 miliardi di euro (dati Ania), una cifra pari a quello che in Francia le compagnie raccolgono nella sola Ltc. La sensazione è che le major assicurative, con le loro reti distributive, principalmente agenziali, che rappresentano gran parte del mercato danni italiano, abbiano sinora innovato poco sia in termini di prodotto che di servizi, probabilmente perché concentrate in altre aree di business.
Tutto ciò ha portato allo sviluppo di un altro mercato di cui si è ampiamente ed approfonditamente dibattuto nel Convegno organizzato da Uea, a Milano, lo scorso 27 novembre (gli atti si possono leggere sulla rivista Attualità Uea 5/2014) che ha visto la partecipazione di docenti delle tre più importanti università milanesi - Bocconi, Cattolica e Statale - e della Luiss di Roma. Tutti i relatori presenti hanno palesato la necessità di avere al più presto un quadro normativo di riferimento a tutela dei cittadini-consumatori aderenti ai fondi sanitari, attraverso la trasparenza e il controllo sia del Registro dei Fondi Sanitari che dei dati di bilancio delle società, a garanzia delle obbligazioni prese con gli associati.
Particolarmente attive in questo mercato sono diventate - dopo la legge 221 del 17 dicembre 2012 che convertiva il Dl 179 del 18 ottobre2012 - le Società di Mutuo Soccorso che erano sino a quella data regolate da una "vecchia" legge del 1886, la n. 3818. Da quel momento si è verificato un profondo cambiamento perché la legge 221 ha dato personalità giuridica alle Società di Mutuo Soccorso di cui possono diventare soci, oltre alle persone fisiche, altre Società di Mutuo Soccorso, possono esservi tra i soci sostenitori anche persone giuridiche e possono istituire e gestire Fondi Sanitari. Possono inoltre svolgere nel loro ambito attività culturale e di promozione.
Le società di Mutuo Soccorso sono dunque, oggi, una cosa ben diversa rispetto al passato e fanno mercato con regole proprie. Nasce così la figura del promotore mutualistico a cui, per autoregolamentazione, nelle configurazioni più serie è richiesto il requisito dell'onorabilità e la frequenza di appositi corsi di preparazione e di aggiornamento. Dopo essere diventato socio della Mutua potrà promuovere, opportunamente remunerato, l'adesione di altri soggetti.
Ora appare evidente l'asimmetria dei due mercati:
- quello assicurativo, iper-regolamentato, dove gli intermediari, oltre all'obbligo di iscriversi al RUI, superando i previsti esami di ammissione, devono adempiere a precisi obblighi formativi, possono essere sanzionati e radiati dal preposto Organo di vigilanza ed inoltre devono essere assicurati per la responsabilità civile. Ugualmente, le compagnie che tra i vari hanno anche l'obbligo di pubblicazione dei bilanci redatti secondo norme codificate;
- dall'altro troviamo un mercato lasciato alla correttezza del singolo operatore e che aspira ad autoregolamentarsi in quanto non esistono norme precise in materia.
Eppure si occupano entrambi, seppur in modo diverso, di promuovere la sanità integrativa svolgendo, da sempre, un ruolo socialmente utile. Ma proprio perché stiamo parlando di un bene primario e fondamentale per i cittadini - quale quello della salute, costituzionalmente garantito - non vedo come si possa accettare di lasciarlo alla libera regolamentazione. Al contrario, credo richieda un quadro normativo univoco di riferimento, in cui i vari attori possano muoversi con principi di legalità e legittimità in assoluta trasparenza per tutti. La tutela dei cittadini è condizione primaria per qualsiasi mercato, non esistono zone franche, neanche quelle cooperative o mutue che anzi, proprio per la loro natura, dovrebbero essere ancora più trasparenti. Non avendo poi fini di lucro - come la legge prescrive alle società di mutuo soccorso - i bilanci dovrebbero essere resi pubblici e soggetti ad opportuni controlli, non solo formali, da parte di una competente Authority che ne verifichi anche il corretto operato.
Regole eguali per tutti, trasparenza assoluta a garanzia dei cittadini, necessità di accertare la serietà degli operatori che agiscono in un campo così importante e delicato come quello della salute. I tempi lo richiedono. Uea lo richiede.