Giovedì, 21 Novembre, 2024

Perché in Francia la multicanalità non è agita in danno agli agenti

Anteprima dell'editoriale di Francesco Barbieri tratto dal numero in uscita di Attualità Uea, in distribuzione nei prossimi giorni. L'articolo prosegue la Campagna Uea contro la disintermediazione del servizio assicurativo nell'imminenza della presentazione di un formale esposto all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) contro le attività abusive e scorrette dei "sedicenti comparatori"

Fa sempre piacere tornare a Parigi, tanto che per Uea è già la terza volta.
Sicuramente, il fascino della "ville lumière " è un'attrazione che a volte può risultare fatale.
Certo, la capacità del poliedrico mondo culturale "parisienne" di produrre eventi significativi, quanto originali, è ben nota, ma lo si constata, apprezzandolo, proprio andando a vivere per un po' di giorni "sur la rive de la Seine".
Così come desta ammirazione il funzionamento, efficiente quanto semplice, dei meccanismi della città, innanzitutto trasporto pubblico, pulizia delle strade, rispetto degli utenti dei servizi e dei cittadini in genere.
Uea, però, è ritornata a Parigi per rifare il punto sul mercato assicurativo e previdenziale francese.
Difatti, sulla spinta di importanti provvedimenti legislativi ed innovativi accordi interprofessionali, il sistema assicurativo d'oltralpe sta vivendo una apprezzabile fase di crescita qualiquantitativa.
Tanto è vero che, in settori quali la previdenza complementare, la sanità privata individuale e quella collettiva-integrativa dei cosiddetti salariati, all'ombra della tour Eiffel si stanno sviluppando innovazioni di prodotto tali da generare sensibili volumi di produzione di premi e di soggetti assicurati.
Non vi è dubbio che l'organizzazione statuale francese, ENA docet, da cui deriva l'efficientamento del sistema pubblico, interfacciato con l'industria privata in genere, anche quella assicurativa, ha sempre generato processi evolutivi condivisi, in grado di coniugare benefici sistemici.

Acclarato questo primo aspetto, vengo ad analizzarne un secondo.
Ancora una volta, mi ha colpito il rapporto fiduciario e la relazione bidirezionale tra "compagnies d'assurances et leur agents".
Non credo possa trattarsi di un caso isolato quello del mondo Axa e del microcosmo CGPA. Anzi, proprio la loro diversità dimensionale ed operativa, mi convincono vieppiù trattarsi della modalità usuale di relazionarsi tra compagnie ed agenti.
Ma quali sono i principali fattori di successo che, a mio avviso, contraddistinguono la qualità della relazione interprofessionale tra queste due entità del mercato assicurativo transalpino?
Io li individuo nella trasparenza del rapporto e nel rispetto professionale reciproco.
Questi due partner non concepiscono nemmeno lontanamente l'ipotesi di ostacolarsi nelle rispettive strategie di penetrazione del mercato, anzi, basano il loro successo sulla concreta integrazione funzionale delle attività, sempre più proiettate ad una maggiore acquisizione di assicurati.
Ed ancora, entrambi hanno consolidato nel tempo il convincimento che la condivisione esplicita degli obiettivi ed il loro perseguimento, in assoluta trasparenza, rappresentano la condizione di base necessaria ed indispensabile per poter operare in tranquillità. Quindi, in grado di pianificare strategie di medio-lungo periodo, così, potendo affrontare con serenità investimenti strutturali da ammortizzare in un congruo periodo, al riparo da insidie finanziarie ed ansie organizzative, che potrebbero limitare la capacità di concentrazione sul comune core business, quale la conquista di quote di mercato aggiuntive.

Credo, però, che quei fattori di successo sopra accennati meritino un maggiore approfondimento.
Difatti, quello che ho riassunto con il termine trasparenza, abbinato all'altro sintetizzato in rispetto reciproco, comportano che, tanto per fare un esempio concreto, la multicanalità distributiva non si attua in danno di uno dei canali agiti. Anzi, viene esaltato il principio, proprio per questo trasparente, di assegnare alle reti le identiche condizioni di base per ogni offerta di prodotto, lasciando poi alle rispettive peculiarità di ogni canale la conquista del cliente, magari riuscendo ad intercettarne una maggiore quantità e qualità di bisogni, ben aldilà di quello/i inizialmente percepiti. Attività, questa, peculiare del canale agenziale, proprio per la sua intrinseca connotazione professionale di erogatore di servizi ad alto valore consulenziale, attraverso la quale l'agente aziona la sua capacità di far emergere quei bisogni non immediatamente percepiti dal cliente, così innestando un processo virtuoso di crescita del quoziente complessivo di protezione della società civile e del sistema delle imprese, in uno con la pari crescita del PIL assicurativo del paese.
Ad onor del vero, un modello simile di multicanalità, sul piano concettuale ed operativo, lo abbiamo riscontrato anche in Allianz, in occasione del Viaggio Studi a Monaco dello scorso anno.
E da qui un'amara considerazione.
Perché tutto ciò, in termini di sistema, non si verifica in Italia, aldilà delle eccezioni, che non ravviso ma che cito solo quale clausola di stile?
Perché, o meglio, per quale scelta politica di fondo le compagnie domestiche attuano la multicanalità, essenzialmente in danno del sistema distributivo agenziale?
Perché le mandanti mettono i loro mandatari in condizione di competere svantaggiosamente rispetto all'offerta di prezzo di cui, invece, dotano altri canali non professionali?
Perché le compagnie "obbligano" i loro agenti monomandatari a subire la concorrenza sleale e le cattive pratiche commerciali di altri attori del mercato?
Ma ancor più grave è che tutto quanto sopra enunciato si compia anche in dispregio delle norme vigenti a tutela del consumatore e della intermediazione professionale.
Come ho già detto e scritto tante altre volte, questa tendenza patologica della visione del sistema distributivo italiano da parte delle mandanti, forse, meriterebbe approfondimenti non soltanto di taglio giuridico ed economico, quant'anche di natura sociologica.
Eppure, tanto la Direttiva europea sulla distribuzione del servizio assicurativo, che il Codice delle assicurazioni ed i regolamenti delle Authority di settore vietano e condannano le condotte ascrivibili alle attività disinvolte degli "intermediari abusivi e/o sedicenti comparatori".

Di tale contesto critico e poco chiaro, il mercato ne soffre, perché il consumatore perde certezze, non è sereno, si sente oggetto di smodato desiderio da parte di attori non convenzionali e non professionali. Quindi, il consumatore stesso, anziché sentirsi informato, supportato ed accompagnato verso la individuazione della soluzione più adeguata al suo specifico bisogno assicurativo, si vede letteralmente aggredito da una moltitudine di rapaci "sedicenti assicuratori", che magari, tra una bolletta di gas o luce, od una confezione di tortellini o biscotti, o tra una raccomandata ed un pacco da spedire, si vedono proporre una polizza multirischio per la casa, od una per la salute, od un'altra per per il caso premorienza.
Ma principi cardine e strumenti obbligati nella distribuzione di prodotti assicurativi, quali tutela del consumatore e trasparenza nel primo caso, consenso informato e valutazione di adeguatezza nel secondo, come possono essere disinvoltamente superati nei casi di aggressione commerciale sopra citati?
Che vergogna! Che dileggio dei cittadini! Che schiaffo alla certezza del diritto!
Del resto, anche la denegata tutela del consumatore e le lungaggini del processo civile, che ci vedono molto indietro nelle speciali classifiche della giustizia percepita, sono l'amara conclusione a cui conducono questi esempi conclamati di cattive pratiche commerciali nell'offerta di prodotti assicurativi o, peggio, di esercizio abusivo della attività di intermediazione degli stessi.
E tralascio di affrontare la piaga sociale della continua reiterazione delle truffe, di cui settimanalmente veniamo informati dai media o dai bollettini Ivass, che altro non sono che la degenerazione, in chiave criminale, dei casi sopra evidenziati lasciati incancrenire.
Ma Uea non ci sta.
Siamo andati in Germania prima ed in Francia poi, per prendere ufficialmente atto che, nell'Europa assicurativamente evoluta, queste nefandezze e questi soprusi in danno del mercato non si fanno.
Anche se in assoluta solitudine, ma con dignità politica e capacità scientifica, UEeacontinua la sua campagna contro gli abusi e le cattive pratiche commerciali, a tutela dei "diritti dell'assicurato", esattamente come recita la sua "Carta".
Nondimeno, continueremo a batterci affinché "la legalità non sia un optional" e ribadiremo, ancora una volta, che le regole poste dal legislatore e dalle Authority a presidio di un mercato sano e regolato si rispettano senza se e senza ma.
Meno male che Uea c'è.


Francesco Barbieri
Direttore Attualità Uea

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