In questi giorni di festa, in cui ha continuato ad imperversare la polemica legata agli scandali bancari, un fantasma è stato da più parti evocato, citato e mai approfondito, strumentalmente agitato, ma funzionalmente non approfondito: il famigerato "conflitto di interessi".
Ebbene questo mostro a due (o più teste) ha molti padri - e di certo molti figli - sui quali occorre cominciare a fare un po' di chiarezza. Ad esempio riconoscendo che le banche, quando collocano prodotti finanziari attraverso i loro dipendenti, hanno l'interesse ad attribuire ai loro clienti profili di rischio più elevati rispetto a quelli effettivi per poter avere un mercato più ampio e "mano libera" nel proporre prodotti più complessi (e solitamente più remunerativi per loro). Certo nei prospetti informativi – che oramai vengono dati su cd o fatti scaricare da internet perché le suddette informazioni abbisognano di centinaia e centinaia di pagine (che le banche dovrebbero illustrare accertandosi che i clienti abbiano ben inteso) – è evidenziata la scarsa probabilità che hanno gli stessi di dare performance positive rispetto al mercato di riferimento.
Ma questo le banche lo hanno evidenziato ai clienti?
D'altronde in un momento di tassi vicini allo zero, qualsiasi fondo monetario od obbligazionario con una commissione di gestione dell'1% è logico che dia un risultato negativo. Quindi, piuttosto che indirizzare i clienti verso prodotti più adeguati alle loro esigenze, e meno remunerativi per la banca, cosa fa frequentemente il mondo bancario? Alza forzatamente il profilo di rischio tollerabile dal cliente tramite la compilazione del "modello MIFID", dal quale deve risultare per legge che il cliente abbia una conoscenza dei prodotti finanziari che si appresta ad acquistare, un orizzonte temporale ed una propensione al rischio maggiore di quella reale e quindi coerente per potergli vendere prodotti più rischiosi. La banca poi... incrocia le dita sperando che i mercati tirino! Altrimenti, com'è possibile che la conclamata bassa cultura finanziaria del cittadino medio italiano, non risulti dai profili di rischio dei questionari MIFID? Quando siamo diventati tutti esperti di finanza?
Soprattutto di questi tempi, un validissimo strumento dove trovare un porto sicuro per i propri risparmi è costituito dalle “gestioni separate” (ramo Vita) delle Compagnie assicurative, in quanto:
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sono separate dal patrimonio della Compagnia: quindi non c'è confusione patrimoniale come in campo bancario dove, se il 20% dei clienti decidesse di ritirare i propri soldi contemporaneamente, le banche non sarebbero in grado di farvi fronte. Inoltre, nel caso la compagnia avesse dei problemi di bilancio, gli assicurati sarebbero comunque garantiti dalle attività presenti nella gestione separata e dalle riserve tecniche appostate per obbligo di legge;
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sono fortemente vincolate dalle legge nelle percentuali e nella qualità dei titoli acquistabili dal gestore;
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oltre alla diversificazione ed alla scelta di titoli affidabili, la Compagnia per legge pone a garanzia delle attività della gestione separata il proprio patrimonio, trovandosi quindi in perfetta comunione di interessi con il proprio cliente che viene ad essere ulteriormente tutelato in caso di dissesti del mercato o dai rischi demografici legati al continuo aumento della vita media ed al conseguente rischio del cittadino di vivere, in condizioni disagiate, oltre i propri risparmi.
Ma anche qui, gli operatori presenti sul mercato non sono tutti uguali: accanto alle Compagnie tradizionali, che vantano indici di solvibilità solitamente lusinghieri, facilmente rilevabili dai fascicoli informativi, troviamo altri operatori meno affidabili e meno patrimonializzati.
La differenza, ancora una volta, la fanno gli Agenti (che qualche società di consulenza/potentato poco avveduto vorrebbe, per avere la mano più libera, estromettere attraverso la digitalizzazione ed altri marchingegni) abituati, a differenza di quanto accade in banca o sul web, a metterci la faccia per decine di anni e ad indagare le reali esigenze degli assicurati, illustrando loro nel dettaglio tutte le specifiche del contratto e accertandosi dell'effettiva comprensione.