Riflessioni sul tema delle polizze NatCat

A conclusione del ciclo dei workshop UEA 2016 dedicati al tema dei danni ambientali e catastrofali il contributo di approfondimento della Consigliera Anna Fasoli.

Se l'attesa diventa colpevole.
Riflessioni sul tema delle polizze di copertura nel caso di rischi connessi agli eventi catastrofali

Il tempo delle ipotesi è finito. Non ha più alcuna pregnanza ragionare sull'opportunità, virtuosa e virtuale, di convincere, persuadere politici, commissioni, imprimere slancio, diffondere educazione per arrivare a imporre una polizza sulla casa“dall'alto”. 
Il tempo delle ipotesi è finito, perché a farlo finire sono state le macerie del 24 agosto scorso. Le immagini rimbalzate in tempo reale. Il dolore sparpagliato in pixel e lacrime. La rabbia. Le grida. Quei silenzi. 
Invece ora il tempo delle ipotesi è finito, e si deve agire. Agire, in ambito assicurativo, significa offrire soluzioni. Strade capaci di rimuovere, se non dagli occhi, dalla memoria, dal dolore, almeno dal futuro, le scene che tutti noi abbiamo guardato.                              

Amatrice, ore 3.36. E prima L'Aquila, il Belice, l'Irpinia
Che esista una matematica del dolore colpisce. Non tutto rientra nel calcolo asettico, certo, ma un'indicazione – e piuttosto precisa - emerge. A dirlo sono i bilanci di spesa. Quelli che lo stato deve stilare, i soldi che deve trovare e per farlo, appellarsi alle tasse. Così, dunque, sono stati fatti i conti, sui terremoti italiani. Dal 1968 (anno del Belice) e il 2012 (Emilia) hanno totalizzato quasi 122 miliardi di euro [1]
Il sisma più costoso è stato quello dell'Irpinia del 1980 (con interventi previsti fino al 2023) con 52 miliardi, seguito da quello del Friuli del 1976 con 18,5 miliardi. Per l'Emilia la previsione di spesa è invece di 13,3 miliardi ed è di 13,7 miliardi la spesa stimata per il sisma che ha colpito l'Aquila nel 2009. Resta fuori la stima dei traumi, delle perdite irreparabili, della fatica, dello shock, di quella percezione di essere fragili, fragilissimi, che non serve a nessun individuo, tanto meno a un'azienda, a un Comune, un gruppo, a un'amministrazione. 
Eppure. 
Già, un “eppure” va messo. Ed è per quello scudo di polemiche che, ripetutamente, come un refrain ossessivo, si alza, attraverso i media, appena passata l'onda d'urto della tragedia: la proposta di una polizza obbligatoria sulla casa, a tutela di eventi quali il terremoto, viene impugnata come un balzello, come l'ennesimo strumento per stremare il già stremato cittadino italiano. 
La polizza obbligatoria sulla casa non la vuole nessuno, dicono. Certamente un'assicurazione obbligatoria comporterebbe un carico non indifferente per molte famiglie. L'Ania ha stimato che sarebbero necessari circa 200 euro all'anno per ogni casa posseduta. 
Nessuno la vuole, ripetono i più. Ma quando accadono eventi estremi, e non più tanto rari – siano alluvioni, tornado, terremoti – tutti i telefoni delle agenzie suonano insistentemente. Arrivano le richieste precise: quanto costerebbe una polizza antiterremoto?

La polizza antisismica: funzione, struttura, modalità
La funzione di una polizza danni non è solo riparatoria delle conseguenze se l'evento accade. La polizza danni seda anche la paura. In un territorio ad alto rischio sismico com'è il nostro Stivale sarebbe una “vaccinazione” di tranquillità davvero per tutti. Ma come funziona? 
Va chiarito che una polizza antisismica autonoma, per la casa, in Italia non esiste. Non è, insomma, una garanzia indipendente, a sé stante. Tecnicamente la si propone come clausola accessoria alla tutela Incendio, né presenta un format standard. 
Stipularla diventa il frutto di un complesso bilanciamento di attenzioni, valutazioni, strumenti che il singolo consulente assicurativo impiega a favore del cliente. I premi sono proporzionali al rischio e differenziati per zona, tipologia costruttiva e, in un territorio come quello italiano, nella sua variegata composizione geologica, spesso le cifre richieste sono proibitive. 
Chiunque lavori in questo settore sa che soltanto la garanzia di un ampio numero di sottoscrizioni consentirebbe alle compagnie di contenere la spesa. Un alto numero di sottoscrizioni che in Italia, come ha dimostrato la polizza RC Auto, sembra possibile ottenere soltanto siglando una obbligatorietà per legge. 
Ma non è così dappertutto. 
Un'altra strada, infatti, è che nel meccanismo di indennizzazione si inserisca un doppio parternariato, ovvero con una compartecipazione al rischio che le compagnie assicurative assumono da parte degli Stati. 
Non un'assicurazione imposta, invece volontaria, ma dove l'appetibilità per le compagnie assicurative venga dal contenimento del rischio, grazie alle responsabilità assunte dagli Stati. 
Accade in Francia e in Belgio, dove oltre una certa soglia di danno l'indennizzo lo dà lo Stato. 
In Turchia e in Giappone, lo Stato assume il ruolo di riassicuratore di ultima istanza. 
In California, invece, è stata istituita, nel 1996, la California Earthquake Authority (Cea), che ha una governance pubblica, anche se il capitale proviene dai contributi delle compagnie di assicurazioni che vi partecipano, dai premi incassati, dai rendimenti sugli investimenti e dalla riassicurazione.

Effetto Nudge, ovvero la spinta gentile [2]
Tutto questo dimostra come non occorra l'imposizione di un obbligo di legge per diffondere la sottoscrizione di una polizza antisismica sulle abitazioni. Nemmeno in Italia. 
Ritengo semmai che questo indugio nell'azione denunci un condizionamento più psicologico che economico, attestando quella forma mentis d'antica ascendenza secondo cui non si agisce secondo il proprio orientamento, ma sulla base di un protocollo gestito dall'alto. Da quello stesso “alto”, però, che, come è accaduto ad Amatrice, rivela poi di essere “bassissimo” se gli appalti sono stati assegnati come ci viene raccontato dai mezzi di stampa e come i giudici dovranno appurare. 
La scelta di tutelarsi in realtà risponde un'esigenza concreta, estremamente razionale, pragmatica anche in termini economici. Al tempo stesso attesta un comportamento di conferma che ci si proietta nel futuro, che si guida la propria esistenza, che si è e si vuole essere faber suae quisque fortunae, artefice del proprio destino. 
Alla luce di questo e considerato il bisogno di un incitamento che gli italiani mostrano, credo sia utile sposare la tesi dell'effetto Nudge, la spinta gentile, e come assicuratori, farcene promotori. 
Che cosa significa effetto Nudge? 
Letteralmente nudge viene tradotto come colpetto di gomito, “gomitata”. Il termine è stato scelto da due studiosi, Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein per descrivere l'effetto di “spinta gentile”, ovvero quello sprone necessario perché il comportamento umano si indirizzi verso una direzione e non un'altra. 
Non mi addentrerò ora nell'ambito di quella complessa distinzione tra “Sistema Riflessivo” e “Sistema Automatico” identificati da Sunstein e Thaler come determinanti nel pensiero umano. Quello che interessa qui, invece, è l'idea di condurre/indurre il passo verso una certa direzione, incanalarlo. E per farlo usare degli strumenti di persuasione. 
Certo, si obietterà, di questo vivono marketing e pubblicità. Può darsi. Tuttavia questo orientamento a volte può funzionare, avvalendosi non dell'imposizione, bensì dell'incentivo. Viviamo di questo ora. Dalle offerte economiche dei supermercati, della telefonia, persino nelle “pagelle” in ambito lavorativo. E incentivi allora possono essere usati anche per un fine tanto utile quanto cruciale che è quello di contenere le perdite in caso di eventi sismici.

Possiamo spingerci oltre
La strada è nota. In alcuni casi, già in tema di assicurazione, gli stati prevedono incentivi fiscali a chi sottoscrive. Ma si potrebbe, a mio avviso, spingersi oltre. 
Mi riferisco, ecco la proposta, alla possibilità che le compagnie sviluppino convenzioni privilegiate dedicate agli enti che raggruppano i costruttori per esempio, o per cooperative edili. 
Che cosa succederebbe se nel capitolato di vendita, oltre alla scelta di rubinetteria dalle più svariate forme e placche elettriche futuristiche, venisse offerta anche una polizza antisismica a costi contenuti? 
Ancora: perché non lavorare con i grandi gruppi che si occupano dell'amministrazione di interi palazzi, offrendo loro la possibilità di proporre ai condomini polizze così strutturate? 
L'intento mio è chiaro: auspico una maggiore capacità di interfaccia diretta tra compagnie e strutture che con la casa hanno a che fare da molto vicino. Sposo la strada delle convenzioni agevolate, perché riporta, nel dialogo diretto, quello che forse è il patrimonio più interessante che i social media ci hanno dato: il be-to-be, ovvero far incontrare direttamente, senza attendere interventi statali, la domanda e l'offerta. 
Con una spinta gentile, certo, e tanta, tantissima professionalità. 
Annullando questa “terra di mezzo” dell'attesa. Di qualcun altro che decida. Sia lo Stato, con l'obbligatorietà per legge. O la terra, con movimenti imponderabili. E allora sì, aspettare diventa persino colpevole.

 

Anna Fasoli
Consigliera Uea
[1] Fonte: Ufficio Studi Mediobanca
[2] Nudge: La spinta gentile (Nudge: Improving Decisions about Health, Wealth, and Happiness) 
è il testo scritto da Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein (2008).

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