L'intervento di Filippo Gariglio, consigliere Uea, al convegno "L'intermediazione assicurativa professionale per un nuovo sistema sanitario tra Fondi e Società Mutue", organizzato presso l'Università degli Studi di Milano il 27 novembre scorso. Il contributo sarà ripreso anche all'interno del numero di Attualità Uea attualmente in uscita, nell'ambito dello Speciale che raccoglie gli atti del sopracitato convegno.
Uea, nel suo ruolo di istituto di ricerca europeo in ambito assicurativo, è particolarmente orgogliosa di essere riuscita a riunire intorno allo stesso tavolo i docenti delle tre prestigiose università milanesi e della Luiss di Roma. Il confronto ha riguardato i diversi sistemi sanitari europei e le soluzioni che in ambito privato sono state trovate creando quel circuito virtuoso tra pubblico e privato che auspichiamo anche per l'Italia. Per Uea questa analisi aveva come obiettivo quello di individuare la corretta risposta che il sistema assicurativo, attraverso la consulenza professionale agenziale, può dare ad un'esigenza di welfare sanitario che la società esprime in maniera sempre più evidente e direi preoccupante per la sua futura sostenibilità.
Per meglio comprendere il fenomeno è necessario conoscere alcuni dati: recenti analisi del Censis ci dicono che la spesa sanitaria privata in Italia, out of pocket, pur in presenza di una domanda in aumento, per dinamiche demografiche e sociali (aumento consistente degli anziani e nuclei familiari sempre più fragili), è leggermente diminuita nel 2013 attestandosi a 27 miliardi circa. Di questa spesa in Italia assicuriamo solo il 13% mentre in Germania la spesa privata per servizi sanitari è coperta al 50%, in Francia - che ha un sistema sanitario universale simile al nostro - al 68% e negli Stati Uniti all'80%. Da questi dati emergono due riflessioni preliminari: la prima è che gli Italiani pur avendone necessità si curano di meno, la seconda collegata alla prima, è che la domanda così disaggregata non trova adeguata risposta risultando quest'ultima cara ed inefficiente. Vi è invece necessità di aggregare questa domanda attraverso quella capacità organizzativa e negoziale che può rendere la risposta più confacente ed accessibile ai cittadini che sostengono tale spesa. Le Compagnie di assicurazioni, per le proprie peculiarità di mutualità, solidarietà e sussidiarietà che ne connotano socialmente l'attività imprenditoriale, dovrebbero essere gli attori protagonisti di tale sfida. Si pensi invece che in Italia - secondo i dati Ania dell'ultima relazione annuale - si incassano solo 2 miliardi di premi nel ramo malattie, con un loss ratio passato dal 73,1% al 71%. In Francia la stessa somma di premi viene incassata per la sola Long Term Care, mentre in Italia per quest'ultima garanzia si incassano, con uno "strabiliante" aumento nell'ultimo anno, 53 milioni di euro. È del tutto evidente che siamo molto in ritardo rispetto agli altri paesi europei e che c'è molto spazio per crescere. Uno spazio che in molti continuano a sostenere potrebbe compensare la diminuzione di incassi dei premi Rc auto, destinata inesorabilmente ad incrementarsi, e che per questo viene indicato come salvagente economico-professionale anche per gli intermediari assicurativi. Si tratta però a mio avviso di una sostituzione tutt'altro che automatica per molteplici ragioni. La raccolta nei rami Danni in Italia è passata da 40 miliardi di euro nel 2006 a 35 miliardi nel 2013 ed è ferma, se escludiamo l'Auto, all'1% del Pil contro il 2,4% della Francia. La situazione di perdurante sotto-assicurazione italiana è dovuta ad una serie di fattori concomitanti e non semplicemente riconducibili all'inadeguatezza della rete distributiva, come qualche strumentale analisi vorrebbe suggerire fornendo ulteriore contributo, in particolare attraverso la digitalizzazione, alla disintermediazione del servizio assicurativo.
Tuttavia questo “spazio d'azione” esiste e lo dimostra il fatto che si sono, o si stanno, celermente organizzando per entrarvi nuovi attori. La legge 221 del 17 dicembre 2012 ha modificato la legge n. 3818 del 1886 relativamente alle Società di Mutuo Soccorso dando loro personalità giuridica e stabilendo che esse, senza finalità di lucro, attraverso il principio costituzionale della sussidiarietà, possono erogare tutta una serie di prestazioni socio-sanitarie anche attraverso l' istituzione o la gestione di Fondi Sanitari di cui al Dl 502 del 30 dicembre 1992 e successive modifiche. Possono inoltre promuovere attività di carattere educativo e culturale dirette a realizzare finalità di prevenzione sanitaria e di diffusione dei valori mutualistici. Con questa legge possono diventare soci ordinari, oltre alle persone fisiche, altre Società di Mutuo Soccorso e possono esservi anche come soci sostenitori (finanziatori?) le persone giuridiche. La vigilanza su queste società è affidata al Ministero dello Sviluppo Economico e alle Associazioni nazionali di rappresentanza del movimento cooperativo. Le peculiarità di questa tipologia di istituzioni senza fini di lucro e la forte caratterizzazione rivolta al principio della solidarietà, sembrano renderle particolarmente adatte al ruolo. Nasce così una figura nuova, che ambisce a professionalizzarsi, quella del "promotore mutualistico" che dovrà possedere i requisiti di onorabilità e, nelle configurazioni più serie, per semplice autoregolamentazione provvederà a seguire un corso di preparazione e poi di aggiornamento.
Tutti i relatori intervenuti al presente convegno hanno ribadito l'assenza di un quadro normativo di riferimento nel quale gli attori possano operare in trasparenza, secondo legge, a tutela degli associati che aderiscono a vario titolo a queste forme di sanità integrativa che risponde ad un diritto, quello della salute, costituzionalmente garantito ai cittadini. Questo auspicato quadro normativo dovrebbe anche, sotto l'aspetto fiscale, come ben evidenziato dal Prof. Marchetti, equiparare tra loro i cittadini in quanto, mentre per i dipendenti ed i lavoratori ad essi omologati è oggi possibile dedurre come costi aziendali i contributi versati ai Fondi sanitari, nel limite di 3.615,20 euro, lo stesso non è possibile per i lavoratori autonomi ed i titolari di ditte individuali.
Le norme attuali stabiliscono che le Mutue - strutture no profit di natura cooperativa come i Fondi Sanitari - sono tenute ad iscriversi all'Anagrafe del competente Ministero. Molti sarebbero i cittadini che in vario modo avrebbero già aderito ai circa 300 Fondi Sanitari, ma quanti milioni siano effettivamente (5,8?) anche gli illustri accademici, intervenuti come relatori, non hanno potuto chiarirlo in quanto l'Anagrafe di tali Fondi - istituita con il Decreto Sacconi - non solo non è pubblica, ma non rilascia dati od informazioni neanche ad accreditati ricercatori universitari della materia. Non vengono inoltre effettuati, così risulterebbe, controlli da parte dei competenti Ministeri del welfare e delle attività produttive sui bilanci, la loro solvibilità ed i necessari accantonamenti a garanzia degli impegni presi con milioni di cittadini, salvo quelli di tipo formale cartolare. Quando le prestazioni sono garantite da una sottostante polizza, o da forme riassicurative, la tutela è data dal sistema assicurativo che risponde a norme molto più precise e stringenti, ma in assenza di questo requisito il problema permane.Inoltre, alcune Società di Mutuo Soccorso avrebbero iniziato a collocare i loro servizi attraverso la grande distribuzione (Gdo), come riportato da alcuni quotidiani, stipulando correlativamente polizze con una primaria Compagnia di assicurazioni italiana eludendo gli stringenti requisiti di professionalità e formazione prevista per gli intermediari assicurativi.
A questo punto qualche domanda pare lecita da parte del sistema assicurativo ed in particolare da parte degli intermediari professionali che, senza voler difendere corporativi interessi di posizione, operano collocando questi servizi con appropriata consulenza e responsabilità, nel rispetto di leggi e regolamenti spesso derivanti da Direttive Europee e creando valore aggiunto agli assicurati in tutto il ciclo del contratto. Una distribuzione assicurativa che, giova ricordarlo, è regolata in modo ridondante da un complesso di norme il cui rispetto comporta onerosi adempimenti tanto che alcuni attori, anche principali, potrebbero essere indotti a collocare tali servizi senza rispettare le "costose" regole ufficiali attraverso le maglie interpretative di una norma priva di un quadro di riferimento e con vistose distonie. Sarebbe un'altra forma di disintermediazione che restringerebbe quello spazio che molti suggeriscono come salvifico per gli asfittici portafogli agenziali depauperati dal calo dei premi Rc auto, dalla digitalizzazione e dall'ascesa di canali alternativi sempre più numerosi ed aggressivi. Ciò creerebbe una nuova asimmetria nel panorama della distribuzione a palese svantaggio degli intermediari assicurativi professionali, salvo che questi non diventino a loro volta anche promotori mutualistici avendone i requisiti formali determinati dall'iscrizione al Rui e la competenza dovuta all'obbligo della formazione continua. Fare chiarezza eliminando le perniciose opacità presenti non solo restituirebbe più serenità a tutti gli attori del mercato - compresi i 250.000 addetti alle reti agenziali - ma renderebbe un servizio a favore e garanzia dei cittadini italiani. Questo è l'auspicio per lo sviluppo di una white economy che potrebbe anche rappresentare una opportunità di lavoro potenzialmente rilevante per molti giovani. Trasparenza e rispetto della legalità è la strada che un sistema paese deve perseguire per modernizzarsi e dare le giuste risposte ad una società in continua trasformazione, non solo per effetto della crisi economica, ma rapidamente mutevole nei suoi comportamenti sociali.Filippo Gariglio
Consigliere Uea