In vista del prossimo Convegno "Uea per l'Expo", in programma a Lucca, sabato 30 maggio, l'approfondimento della consigliera Uea Anna Fasoli sull'evoluzione delle polizze agricole
Dici agevolazioni economiche ed è subito notizia.
In Italia (e in questo caso: per fortuna!) spesso le cose si muovono così.
In realtà, quello che c'è, di nuovo, in questo 2015, sul fronte delle agevolazioni economiche in materia di polizze agricole è la provenienza delle risorse – comunitarie – ora fornite dallo Sviluppo Rurale.
Dal 2004 a occuparsene è stato il Fondo di Solidarietà Nazionale. Lo scopo che si propone è di far fronte alla disciplina degli aiuti per la copertura dei danni derivanti da rischi climatici, mediante il ricorso ad assicurazioni agevolate.
Da allora la prima vera novità è intervenuta con il Decreto n. 30151 del 29 dicembre 2014 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. In vigore dal 1° gennaio 2015, questa normativa circoscrive i limiti entro cui è possibile usufruire alle agevolazioni, in armonia con i nuovi orientamenti dell'Unione Europea in materia.
In sintesi oggi agli imprenditori agricoli è concessa la facoltà di stipulare polizze assicurative agevolate per la copertura dei rischi aziendali sulla base del Piano assicurativo nazionale agricolo, intervenendo ex ante, ovvero prima che il danno si verifichi, e non invece ex post, a danno causato.
Insomma ciò che la normativa evidenzia con estrema chiarezza è l'esclusione, per tutte le produzioni ed eventi che sono incluse nel Piano assicurativo nazionale, della facoltà di attivare interventi compensativi di indennizzo, ovvero ad evento causato.
Lo spettro di copertura
Uno degli elementi più interessanti introdotto riguarda quello che potremmo a ragione chiamare il superamento del concetto di multirischio, o pluririschio, sostituito da un'area più ampia di intervento. Oggi l'identificazione delle avversità ricomprende i catastrofali, di frequenza e accessorie. Una scelta che insieme all'altra, che adegua la percentuale di intervento al 65% della spesa ammessa, rafforza l'orientamento della copertura esattamente verso la ratio più pura in senso assicurativo. E ne sottolinea la funzione concreta, pratica, ossia diretta verso chi quella terra la possiede e la lavora, ma anche quella sociale, di protezione di un patrimonio di rilevanza globale.
Da un punto di vista strettamente assicurativo si tratta di un meccanismo che non può che sollevare il plauso, poiché insiste nella direzione di diffusione di una logica di prevenzione, strategica quanto, ormai, necessaria, soprattutto se riferita ad un tessuto, quello del territorio italiano, tanto diversificato, ricco, e prezioso, dove riparare il danno diventa impervio, richiede tempo e accertamenti, ovvero operazioni che ritardano un intervento di ripristino tempestivo e in armonia con le fasi imposte dalle coltivazioni. E il successo riscosso dallo strumento ne comprova l'efficacia. Sarà, non c'è dubbio, che le catastrofi climatiche hanno perso la loro natura di eccezionalità. Sarà la consapevolezza del costo, anche di ansia, e dunque emotivo, che si accompagna ad ogni allerta maltempo. Sarà, infine, l'acquisita certezza di quanto valga, questa terra. Fatto è che il messaggio è passato. Quest'anno forti anche di una informazione quanto più capillare possibile, le raccolte di adesioni alle polizze a tutela delle campagne ne hanno sancito un successo importante.
I valori sono noti. In base ai dati elaborati dall'Asnacodi (l'associazione nazionale dei consorzi di difesa), in Italia, nel 2014, si sono assicurate 32mila aziende vitivinicole (su un totale di 83mila), con un incremento del 4% rispetto all'anno precedente.
A livello regionale, il Veneto è risultato capofila con 7.746 aziende, seguito dalla Puglia con 3.939, il Trentino Alto Adige con 3.767. A seguire, Emilia Romagna con 3.485, Piemonte (2.904), Abruzzo (2.698), Lombardia (1.852), Toscana (1.648), Friuli Venezia Giulia (1.231), più altre 2.730 aziende attive in altre regioni.
Sono numeri che raccontano, in filigrana, un percorso di consapevolezza e dinamicità, oltreché la grande capacità di rispondere positivamente agli input se e quando giungono, in maniera efficace.
Dal territorio al prodotto
Uno dei fattori più interessanti che mi sembra emerga da questi elementi è il passaggio di mentalità che ha spinto a considerare non più solo la terra come tale, e quindi il danno occorso alle coltivazioni, ma il percorso globale che dalla terra conduce al prodotto. Un prodotto, il vino, che ha la peculiarità di racchiudere in sé l'intera storia, della filiera produttiva certo, ma anche delle scelte, quotidiane, avvenute negli anni, nelle generazioni. Insomma c'è un mondo che si racconta, un mondo che diventa, in qualche modo, cultura e cultura nel senso più pieno, come sta dimostrando anche Expo 2015, dove un prodotto alimentare rappresenta, in fondo, il fulcro emerso, il nodo pulsante di un crocevia che mette insieme molto di più.
Territori, appunto, storie, evoluzioni, scelte, congiunture e che lì, in un gusto, in un sapore, in un aroma, si intrecciano.
Esattamente questo motiva la necessità che la consulenza assicurativa spinta per estendere sempre più la tutela ad ogni fase dell'intero processo produttivo. Un processo che vede coinvolti aspetti materiali, non vi è dubbio, ma anche aspetti immateriali. Come quello dell'identità e della reputazione di un prodotto. E di prodotti appartenenti ad una medesima zona di provenienza.
Insomma la geografia del cibo italiano riflette una geografia più complessa di produzioni, e scelte, e normative, e obiettivi, orientamenti. Tutti aspetti che concorrono insieme a determinare ciò che poi vediamo, vendiamo, consumiamo.
E tra questi frammenti di storie, in filigrana, una voce spetta anche alla “penna” assicurativa. Una voce che possiamo far sentire, con sempre più forza e determinazione, dentro l'eccellenza italiana di cui, a ragione, siamo parte.