Sui catastrofali, Uea non molla la presa

Di seguito, l'anteprima dell'editoriale di Francesco Barbieri tratto dal numero 3/2013 di Attualità Uea, in distribuzione nei prossimi giorni. L'intervento ripercorre e commenta le principali considerazioni emerse nel corso della tavola rotonda organizzata in occasione del 40° anniversario della fondazione di Uea (Milano, 24 maggio 2013) e ribadisce le proposte individuate dall'Associazione per far fronte in modo organico e strutturale al problema dei rischi derivanti da catastrofi naturali in Italia

La tavola rotonda dedicata agli eventi catastrofali, organizzata da Uea lo scorso 24 maggio a Milano, in occasione del quarantesimo Congresso nazionale, ha affrontato il problema e le sue possibili soluzioni assicurative sotto molteplici punti di vista, analizzando una grande quantità di dati e chiamando in causa diversi attori, ma ha sancito soprattutto la convergenza dei rappresentanti delle Istituzioni, delle imprese di assicurazione e riassicurazione, delle società di disaster recovery e degli intermediari su un punto: le finanze pubbliche non sono più in grado di far fronte al costo, sempre crescente, dei danni provocati dalle catastrofi naturali e l'intervento del settore assicurativo, in una logica di compartecipazione pubblico-privata, non è più procrastinabile.

Uea si occupa di questo tema da molto tempo e fin dal terremoto de L'Aquila, scegliendo di celebrare tra le sue macerie il Congresso del 2010 a pochi mesi dal sisma, ha testimoniato la sua volontà di richiamare con urgenza l'attenzione delle Autorità politiche avanzando due proposte concrete e immediatamente attuabili.
Le ripropongo qui, sinteticamente, con l'amara consapevolezza che da allora ad oggi nulla è cambiato, che dopo L'Aquila c'è stata l'Emilia, che non solo i terremoti hanno provocato morti e devastazione, ma anche le alluvioni, nella zona di Genova e delle Cinque Terre, le frane e gli smottamenti, come quello che ha visto lo slittamento a valle dell'intera fascia collinare del Comune di Maierato, in Calabria.
Due proposte dunque. La prima è incentrata sul settore delle opere pubbliche, quali infrastrutture di ogni tipologia ed edifici con destinazione a pubblico servizio. In specifico, tutti i bandi di gara per appalti pubblici, o d'interesse pubblico, aventi per oggetto la realizzazione di infrastrutture e fabbricati, dovrebbero contenere la previsione espressa della voce "COSTO POLIZZA ASSICURATIVA A GARANZIA DEI RISCHI CONSEGUENTI A TERREMOTO E ALLUVIONE", che, alla stregua della voce "ONERI PER LA SICUREZZA" non sia soggetta a ribasso. La polizza, con durata decennale e premio in un'unica soluzione, andrebbe a scadere in concomitanza con la coeva polizza di Rc Postuma sull'opera realizzata, ed a quella data, sarà obbligo ex legem per l'ente pubblico, nel cui demanio ricadrà l'infrastruttura od il fabbricato, far redigere, da perito terzo, un apposito verbale di consistenza e di verifica antisismica, sulla base del quale procedere, poi, ad assicurare l'opera per ulteriori dieci anni.
La seconda proposta è invece afferente alla tutela del patrimonio edilizio privato a gestione condominiale. Anche in questo caso si propone l'obbligatorietà della "POLIZZA GLOBALE FABBRICATI (all-risk incendio e Rct) con ESTENSIONE al TERREMOTO ed ALLUVIONE". In effetti, si tratterebbe soltanto di normare l'attuale situazione di fatto, visto che tutti i condomini, bene o male sono dotati di polizza globale fabbricati, estendendola ai danni da terremoto e da alluvione, ma soprattutto inquadrando l'intera problematica in un contesto normato, tale da garantire certezze non solo ai terzi, quanto ai condomini ed ai proprietari stessi.

Nella recente tavola rotonda organizzata a Milano abbiamo ripreso e riattualizzato queste proposte partendo da due considerazioni: l'importanza cruciale, da un lato del "bene casa" per gli italiani, e dall'altro della "business continuity" per le piccole e medie imprese nazionali.
Abbiamo infatti ribadito come, nel nostro paese, la casa non rappresenti solo l'abitazione in senso lato, ma anche l'asset patrimoniale principale di "Famiglia Italiana SpA", motivo per cui la sua distruzione totale o parziale genera, oltre al danno patrimoniale per il proprietario, un impoverimento complessivo del sistema paese, che fonda la sua solidità anche sul risparmio finalizzato al "bene casa", considerato un contraltare solido alle crisi finanziarie, e addirittura quale elemento riequilibratore del debito pubblico dello Stato.
Sul fronte delle imprese abbiamo invece ricordato come, soprattutto per le Pmi ad alto skill - emblematico in questo senso il caso del distretto biomedicale di Mirandola interessato dal sisma dello scorso anno - sia di vitale importanza poter fare affidamento su azioni di ripristino tempestive ed efficienti per scongiurare il pericolo che l'interruzione prolungata dell'attività produttiva, in un contesto di concorrenza globalizzata, crei un danno indiretto addirittura più lesivo rispetto a quello direttamente provocato dall'evento catastrofale.
Ovviamente, quanto proposto da Uea, implica un necessario salto culturale ed un ripensamento delle strategie assuntive delle compagnie di assicurazione italiane. Ma è altresì chiaro che l'obbligatorietà legislativa delle coperture, ripartite sull'intero territorio nazionale, ancorché con quotazioni differenziate per aree sismiche, creerebbe i cosiddetti presupposti tecnico-attuariali per far sì che, tanto la copertura assicurativa, che la sua riassicurazione, possano poggiare su un equilibrio tariffario, una gestione efficiente ed una corretta, quanto sollecita, liquidazione del danno.

La tavola rotonda sopracitata, di cui trovate un'ampia sintesi nel numero di Attualità Uea 3/2013, proprio perché ha visto la partecipazione di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti - Protezione Civile, Ania, player riassicurativi e società di salvataggio - ha anche sgombrato il campo da false vulgate e strumentalizzazioni. Abbiamo le conoscenze tecniche, abbiamo la mappatura completa e distinta per tipologia di rischio di tutto il territorio italiano, abbiamo le competenze e le tecnologie per ridurre il costo dei sinistri, abbiamo le esperienze già maturate da altri paesi europei che hanno adottato, con successo, modelli di gestione pubblico-privata, obbligatori e semi-obbligatori.

Come sempre, in questo paese, sorge il dubbio che il punto stia nella volontà di affrontare i problemi per risolverli. Ma Uea non molla la presa e torna, con forza, a sollecitare l'intervento delle Istituzioni. Una lettera contenente le nostre proposte e le principali considerazioni emerse dall'ultima, proficua, occasione di confronto organizzata da Uea, sarà inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta; al Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato; al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Andrea Orlando; e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi.
Repetita iuvant dicevano i latini. Uea non si stanca di ripetere, ma il paese non può più aspettare.


Francesco Barbieri
Direttore Attualità Uea

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