L'intermediario e la lotta per il riconoscimento della propria identitā - Giuseppe Villa

Vorrei dedicare questo breve articolo a tutti coloro che idearono UEA ed a chi oggi , a vario titolo e con differenti contributi, lavora affinchè UEA possa continuare ad essere un punto di riferimento per la nostra attività e per quella di tanti operatori.Vorrei premettere inoltre che il linguaggio retorico, linguaggio considerato spesso inattuale, mi nasce, ahimè, spontaneo. Il linguaggio retorico lo immagino sempre come un'espressione artistica utile a far sì che i concetti tocchino le corde primarie, quelle istintive, forse le più autentiche, quelle corde del sentire a cui far riferimento la nostra migliore sensibilità, nella sua, forse, più istitintiva e comune ricerca del giusto, del vero, del bene comune.Una ricerca quasi mai completamente appagata nel corso dell'individuale transito terreno che ci vede esseri delimitati nello spazio e nel tempo, oltre che esseri da doversi continuamente relativizzare.Però sono altrettanto consapevole che il linguaggio retorico deve essere sovrapposto ed anche sottoposto ad un linguaggio più pragmatico, concreto e, possibilmente, leggero ed ironico. Cercherò quindi di utilizzarli tutti, mischiandoli e alternandoli, nel tentativo di essere il più chiaro possibile.Dirò subito che credo siano le 'domande di identità ' e le 'domande di senso ' che ritornano più frequentemente, e che accompagnano la nostra individuale interpretazione del ruolo di professionisti; dovrei usare il termine di intermediari assicurativi ma personalmente ne provo una naturale e rilevante distanza. 
Sono quindi queste le domande di fondo che credo stiano all'origine del mio tentativo di porre l'attenzione e l'accento su determinate questioni.Questioni, a mio parere, troppo trascurate, poco evidenziate e scarsamente affrontate dalla nostra stessa categoria. Una categoria, non dimentichiamolo, ancora molto forte, vivace, piena di potenziali risorse ed anche particolarmente numerosa.Bene, lo farò attraverso un riferimento primario, il testo di Alex Honneth dal titolo 'La lotta per il riconoscimento '.Riconoscimento inteso come identificazione di una persona, segno distintivo che serve a far riconoscere, apprezzare, e perché no, anche a ricompensare .Honneth formula la sua proposta teorica individuando tre gradi nel processo di riconoscimento che corrispondono a tre momenti dell'identità : quello delle cosiddette relazioni primarie , quello delle relazioni giuridiche , quello della comunità etica .In questi tre 'momenti di identità ' si gioca la lotta per il proprio riconoscimento. L'essere riconosciuti ma anche riconoscersi autenticamente come tali.
In questo contesto mi riferisco, ovviamente, non propriamente alle nostre singole persone, come uomini o donne, ma, innanzitutto, al nostro essere professionisti, al nostro modo di pensare e organizzarci da professionisti, al nostro modo di interpretare il nostro compito di professionisti.
 
Ma al medesimo tempo mi riferisco anche alle esclusive peculiarità strutturali , organizzative , gestionali , tecniche nonché alla naturale modalità di relazione con Cliente, caratteristiche esclusive del nostro canale distributivo .
Nella sua prima relazione al Paese il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi , qualche tempo fa, espresse pressapoco questo concetto: occorre fare molto di più affinchè la qualità effettiva del sistema bancario -aggiungo io anche 'di sistema assicurativo '-  corrisponda alla qualità percepita .Che è un po come dire: occorre far sì che la qualità percepita sia coerente con la qualità effettiva .
Aggiungo ancora: bisogna far sì che la qualità effettiva possa essere ben distinta e distinguibile dalla qualità solo virtuale del sistema. Mi riferisco in particolare al nostro canale di distribuzione che fa riferimento ad un più ampio sistema di distribuzione di prodotti e servizi assicurativi !Questa esigenza di distinzione è fortemente condizionata dal desiderio reale e dalla volontà reale di voler lottare per il nostro riconoscimento. Considero inoltre che la volontà di lottare per il nostro riconoscimento   è il principale fattore attraverso il quale si può formare e determinare una reale 'autocoscienza collettiva ' riguardo il ruolo, la qualità ed il modo di essere assicuratori.Il nostro canale distributivo, nonostante la volontà evidente del sistema industriale di tenerci divisi, relegati, vincolati e soprattutto compartimentati, il nostro canale distributivo detiene appunto oltre il 90% del mercato rami danni italiano.

Affrontiamo e relazioniamo ogni giorno con migliaia di Clienti, analizzandone direttamente e fisicamente i bisogni, con la 'fisicità dell'agente ' come direbbe il caro ed acuto  Francesco Barbieri .Cerchiamo nella realtà quotidiana di capire, distinguere e condividere quelle che sono le effettive e prioritarie necessità di tutela dei nostri Clienti, al fine di individuare, proporre ed attivare adeguate soluzioni assicurative. Lo facciamo direttamente , di persona con le persone , con le famiglie e nei confronti delle attività economiche del nostro Paese.Operiamo giorno per giorno, non sempre con la dovuta consapevolezza dell'importanza del nostro ruolo sociale , affinchè si determini e si possa sviluppare una maggiore sensibilità verso l'essere previdenti, il come potersi adeguatamente proteggere, il come saper affrontare i casi della vita con maggiore serenità e maggiore capacità di reazione nel caso di eventi negativi.

Lavoriamo insieme a tutti i nostri collaboratori ed ai nostri partners tecnici e professionali, per far sì che nel sistema socio-economico, nonché nelle persone e nelle famiglie che ne fanno parte, si formi una maggiore coscienza collettiva sulla  logica necessità o meno di proteggere adeguatamente le risorse ed i valori del nostro Paese. 

Incarnando la parte più debole, più fragile, più esposta agli eventi, al destino, ai casi della vita, fungendo da 'alter ego' della parte più logica e razionale dei nostri Clienti riguardo le necessità di tutela e protezione dei singoli progetti di vita e di lavoro.

Ma soprattutto lavoriamo sapendolo fare con strutture operative, modalità di approccio, forme e processi di relazione ed analisi complessivamente non comparabili in termini di qualità e valore con nessun altro sistema di relazione distributiva verso il mercato. 

Ma la lotta per il riconoscimento, in una fase storica della distribuzione assicurativa così delicata e spesso condizionata dalle gelide logiche del profitto, non può e non deve essere lasciata solo ai singoli individui , ma deve vedere la concorrenza attiva di tutte quelle istituzioni sensibili alla tutela della qualità effettiva coerentemente conseguente alle modalità di distribuzione dei prodotti e dei servizi assicurativi.

UEA, lo possiamo dire forte, rappresenta un ottimo ed esclusivo modello di riferimeno per tutti coloro che perseguono lo scopo di promuovere e difendere i valori identitari di migliaia di agenti professionisti ; ma UEA è una sola di queste istituzioni.

Sapersi definire nei contenuti e nei comportamenti, nelle caratteristiche esclusive, rendersi maggiormente identificabili e visibili dovrà essere, a mio parere, la strada maestra al fine di potersi rendere maggiormente distinguibili da quelle forme di distribuzione e da quelle realtà industriali che considerano le persone come un accessorio del fare assicurazioni.Alex Honneth sostiene che le dinamiche della lotta per il riconoscimento non sono solo la forma della conflittualità sociale - qui dovremmo dire socio-economica - ma anche il suo stesso "motore" . Dobbiamo chiederci in che forme associative e collaborative, ed in che misura,  si possa potenziare il 'motore' della lotta per il riconoscimento della nostra eccezionale identità professionale nonché della qualità, virtuosa e non virtuale , tipica del nostro canale distributivo.

Giuseppe Villa
Consigliere Uea









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