Agente che lasci, fallimento che trovi

Breve excursus tra i tanti flop del mercato assicurativo allorquando si è inteso innovare disintermediando il processo di acquisto delle polizze

Ma è possibile che ogni volta che il mercato assicurativo si è allontanato dagli agenti di assicurazione abbia prodotto sfracelli?
Tutto il presunto potenziale di innovazione, tutta la tecnologia, tutte le società di consulenza che millantano strepitosi risultati e fantastiche prospettive, avallate da mega studi ed iper-intelligenze, tutti questi top manager con top compensi, cosa hanno prodotto in questi anni?
Vediamo.

Hanno prodotto i comparatori. Quelli che si erano presentati al mercato come i salvatori dei consumatori afflitti dal caro Rc auto, benefattori filantropici che in realtà nascondevano il loro ruolo di intermediari arrivando a percepire provvigioni del 40%. Quelli che UEA, dopo aver studiato ed approfondito il fenomeno per anni, interpellando i centri del sapere ed eminenti giuristi, è arrivata a mettere a nudo. Quelli per i quali non sono bastati i convegni, le denunce a mezzo stampa e quelle per le vie brevi ai regolatori del settore. Quelli che hanno obbligato UEA a procedere tramite un esposto formale alle Authority competenti.
I comparatori, che si sono solo formalmente regolarizzati iscrivendosi in sezione B del RUI, nella pratica operano correttamente? Quali vantaggi hanno portato al mercato e ai consumatori? Raccolgono adeguatamente tutte le informazioni necessarie per trovare la giusta soluzione per il cliente? Verificano la rispondenza del prodotto alle esigenze, espresse ed inespresse, dell'assicurando? E cosa dire del fatto che arrivavano addirittura a percepire commissioni dalle Compagnie, in cui avevano appoggiato il contratto, per non comparare la polizza l'anno successivo? Ma sono conciliabili questi comportamenti con l'attività di broker?
Intanto i clienti dei sedicenti comparatori sembrano prendere progressivamente le distanze, così come i potentati politici ed economici, che avevano investito negli stessi ingenti risorse, vanno disimpegnandosi sempre maggiormente.

Archiviato questo insuccesso, alcune menti illuminate hanno intravisto, nell'opacità normativa riguardante le Società di Mutuo Soccorso, l'occasione per intermediare polizze sanitarie senza sottostare al corposo impianto regolatorio del mondo assicurativo ma, nel migliore dei casi, ad un codice di autoregolamentazione.
Parliamo di società che, nell'indifferenza generale, prosperano fino a fatturare milioni di euro. E parliamo di nuove figure – i sedicenti Promotori Mutualistici - che, in un settore fortemente regolamentato come quello dell'intermediazione assicurativa, non hanno obblighi, né morali né formativi, non sono tenuti all'iscrizione a Ordini, Albi o Registri, non sono controllati e non sono nemmeno tipizzati giuridicamente. Ora mi chiedo, con quali garanzie di professionalità per i cittadini-consumatori? Con quali possibilità di verificare l'adeguatezza del prodotto? Con quali tutele per l'assicurando nel breve, medio e lungo termine? 

Ma si sa, la perfezione non è di questo mondo, per fortuna adesso c'è l'on demand e l'Internet delle cose, la meraviglia delle meraviglie. 
Pensate che mentre mi avvicino alla pista da sci, mi arriva un bel messaggio sul cellulare che mi propone la stipula di una copertura infortuni. Mi chiederanno tutte le informazioni necessarie per individuare le mie esigenze? Mi illustreranno i limiti, le condizioni di non assicurabilità, le esclusioni, le franchigie e gli scoperti della polizza che mi accingo a sottoscrivere mentre agguanto lo skilift?
Chi vigila sul fatto che lo sciatore nativo digitale abbia dato un consenso informato? E il distributore quale sforzo farà per colmare l'asimmetria informativa se non ha raccolto tutte le informazioni necessarie, non ha spiegato, non ha verificato l'adeguatezza e tanto meno la comprensione?

Con la stessa logica, si potrebbero fare molti altri esempi, due su tutti: le polizze auto vendute gratuitamente dalle concessionarie insieme all'autovettura e le PPI abbinate ai finanziamenti.
Evidentemente non sono stati anni fortunati per questa truppa sparuta - ma che fa un gran chiasso - di manager, consulenti e “startupper”. Chissà quando si stuferanno di inanellare un fallimento dopo l'altro? 

Carlo Colombo
Consigliere UEA

 

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